La prossima biennale veneziana, slitta a causa del Covid, è questa mi sembra una decisione saggia, perché è impensabile che una manifestazione, collettiva per eccellenza, si possa ridurre a numeri chiusi e sacrosante mascherine. Intanto speriamo che il 2022, possa essere di riacquistata libertà di movimento e poco importa se saremo costretti a un vaccino annuale, come l’abbiamo fatto per quelle che chiamavamo, banali influenze, che poi tanto banali non erano e meno che meno lo è questa malattia pandemica. L’ultra centenaria mostra veneziana, nata nel 1895, che molti nel tempo hanno dato per superata, per antiquata, per spacciata addirittura, è più viva che mai, con presenze sempre interessanti, spesso prestigiose e comunque sempre più in grado di suscitare attenzione e dibattito, per luci e ombre, ma con tutti, proprio tutti, che vogliono esserci, perché considerano la presenza, punto di arrivo di una carriera e per tanti un lancio o un rilancio.

Come è giusto, dopo sentimenti e risentimenti che, ad ogni edizione, suscita la nomina dello staff dirigenziale che i vincenti giudicano il migliore e i perdenti il peggiore, molto dibattito, qui da noi, suscita il Padiglione Italia, spesso maltrattato e declassato ad una foresteria per stranieri e quasi mai in grado di esprimere i valori reali del nostro paese. L’idea di fare diventare, questo padiglione, multisede, moltiplicandolo in giro per stivale e isole, facendo di quello dei giardini, un padiglione tematico, con un corner per le tre venezie e poi, di pari dignità, tanti saloni, da Milano a Palermo, da Torino a Cagliari, ridisignerebbe l’orgoglio nazionale, in obbedienza, non già ad un absoluto principio di decentramento, riduttivo e provinciale, ma ad un policentrismo vero, di tutto rispetto, capace di riflettere l’Italia, cosa che non si può mai fare con un pugno di fortunati, che non sono il tutto e spesso, molto spesso, non sono neanche i migliori del momento.

Una Biennale, che abbia fulcro nella Serenissima e abbia corpo in tutto il paese delle torri e dei campanili, valorizzando i tanti talenti, veramente, con un reale protagonismo, inter pares.

KLESSIDRA | A CURA DI FRANCESCO GALLO MAZZEO