La società dello spettacolo è consustanziale a noi, ad ognuno di noi, che lo voglia o non lo voglia, perché è funzionale al nostro modo di produrre e di consumare, che ha bisogno di originalità, per rendersi appetibile.
Per rimanere sempre connessa e non diventare roba da proteggere, da assistere, da sovvenzionare. E’ una società che non ha confini fisici, chiusure solipsistiche, ma aperture all’intelligenza, alla qualità dei numeri uno (che sono diversi dagli sterili numeri primi).
Lo spirito di Olimpia è diventato mordace, caustico e ha bisogno di essere sostenuto, da un rinnovarsi dell’effetto desiderante, altrimenti
si diventa Pro Patria o Genoa. Quindi, Milano dà il via alle danze…
Per ora è solo uno studio, che si fa apprezzare come tale e non è aspetto secondario nella capitale del design e dell’architettura, in uno
stivale che gode dell’Arena di Verona, del Teatro Fenice di Venezia, dello Sferisterio di Macerata, dello Stadio Domiziano di Roma; tutti templi della spettacolarità e della sportività ( la cui eco ci viene dal Circo Massimo di Roma) e quindi, se si fa, bisogna fare in questo modo, con attualità spregiudicata, con alto senso dell’architetturalità, che non deve essere generica, ma avveniristica e sorprendente.

Il concept si chiama La Cattedrale, opera dello Studio Populous di New York, per sostituire San Siro (che resterà nel cuore e nella mente
di interisti e milanisti… e non solo). Non si tratta di un modello arbitrario, di quelli che vanno bene (cioè male) dovunque, ma di una vera ispirazione milanese, che si richiama a due icone, il Duomo e la Galleria. Ispirazione, s’intende e non citazione o copia, ma un modo di intendere lo spazio, di interpretarne lo spirito di continuità, ma nello stesso tempo di leggerne la dinamica (e mi sembra giusto nella città di Sant’Elia), lavorando innanzi tutto sulla luce, sulla sua suadenza di rosso/nero e nero/azzurro, sulla ecologia dei materiali e sulla spettacolarità, che è il modo di essere attuale della tradizione leonardesca,che è quella di progettare sperimentando, con visionarietà, tenendo conto che la vita è oggi, dell’hic et nunc che canta con voce d’angelo, la profana, chi vuol esser lieto, sia, del domani…

KLESSIDRA | A CURA DI FRANCESCO GALLO MAZZEO