Erano gli anni della giovinezza, quando, in primis, sentii dire dall’amico on. Pippo Gugliemino, in arte deputato in parlamento e in perenne opposizione, che era in tutta dirittura d’arrivo, il Ponte sullo Stretto di Messina; devo dire che la notizia mi sconvolse, per un fatto geografico, insulare, perché la Sicilia (dove io sono nato) finiva di essere un’isola e s’attaccava al continente, il mitico continente….
Pensai alla fine delle belle attraversate sul ferryboat, tra Messina e Villa San Giovanni, col mitico treno Freccia del Sud, pieno di lacrime e valigie di cartone, con Marie, occhi carichi di gelosia, con gente fiera, nata tra gli ulivi, ma in cerca di pane caldo… lassù nel nord. Poi come succede, sempre, il tempo, non te lo dice, ma passa e passa e arriva a sbiancare capelli e rallentare il passo.
Però, il ponte, sempre in arrivo…, non è mai partito, per pigrizia, per incapacità, per balordaggine, che oggi non può più continuare, in nome dell’economia e del genio italiano, che allarga Suez, allarga Panama, fa opere ciclopiche nel mondo e da noi si ferma in nome di uno stagnante benaltrismo, che rischia di consegnare la terra di Colombo e Michelangelo, ma ancora oggi di Giò Ponti e Renzo Piano, ad una demagogica conta del nulla. Se vogliamo resilienza, ma anche ri-lancio, dobbiamo fare il ponte, perché con esso trasformeremo i luoghi comuni che si stanno accumulando su di noi, come condannati al declino. Noi siamo (siamo, … non eravamo) grandi artisti, grandi scienziati, grandi visionari e dobbiamo entrare in campo, smettendo di stare a guardare, perché abbiamo una storia da onorare e la onoriamo, ristabilendo un grande presente, che è a portata di mano, con tanti nomi: uno di questi è Ponte.
KLESSIDRA | A CURA DI FRANCESCO GALLO MAZZEO