Alcuni considerano il mercato un demone, altri un angelo e hanno torto entrambi, perché non si tratta, né dell’uno, né dell’altro, ma di uno strumento storico, che permette di produrre e di scambiare, con libertà, creando molteplicità, differenza, concorrenza e molti dicono (e noi con questi) libertà; la libertà di scegliere, di decidere, di non seguire i dettami di una assoluta autorità, a cui non si può sfuggire. Il mercato, come tutti gli strumenti, ha bisogno di regole, come ogni cosa che ci riguarda, regole basate sulla trasparenza, sulla conoscenza, sulla tutela degli interessi legittimi, a partire dalla concorrenza sleale, che deve essere combattuta. Esistono, nel mercato, elementi di disparità, che sono dati dai cartelli monopolistici, che manipolano e falsificano, creando pseudo valori, gonfiando interessi, impedendo a molti di competere. Quindi, fuori dalla dialettica di bene e male, si tratta di saperne cogliere limiti e opportunità, che sono anche psicologici, quindi mutevoli, per cui richiedono, monitoraggio continuo e sperimentata capacità analitica.
Questo vale in generale e vale nello specifico del mercato dell’arte, che è soggetto a molteplici interessi legittimi, a volte ben interpretati, a volte rudi e intolleranti, fatti da potenti, quindi occhio, ma anche capacità di cogliere, con intuizione, conoscenza e tempismo. Come avvenuto nelle ultime tornate, in cui alla crisi si è risposto con l’arte come bene rifugio, con Christie’s a New York, in cui un Picasso, quotato inizialmente 55 milioni di dollari(e scusate i milioni) è stato battuto, dopo 19 minuti di battaglia tra pretendenti, a 103 milioni; un bell’affare per il venditore e uno slancio di valore, che avrà una scia valutativa immediata, perché a partire dalla Donna seduta vicino alla finestra, del 1932, tutto Picasso e similari, andrà alle stelle e per effetto domino, il mercato tutto se ne gioverà ( e cito un Basquiat, battuto a 93 milioni, dai 50 di partenza. Un clamore, fa continuum…
KLESSIDRA | A CURA DI FRANCESCO GALLO MAZZEO