La Nuvola di Fuksas è la Nuvola di Fuksas e non c’è che dire. Un monumento leggero, luminoso, al nostro tempo, che non ha tanto bisogno, di leggerezza e luminosità. Nel mezzo dell’Eur, che è il più bello e funzionale risultato del progetto di prolungare la citta eterna, ammesso che la eternità si possa poi prolungare…. Strade, piazze, monumenti, tutto di una grande metafisica, tanto che ad ogni angolo, ti sembra di vedere lo sguardo vigile e indagatore di Giorgio De Chirico da una parte e dei futuristi, visionari e velocizzatori del tempo e dello spazio, dall’altra. Della fiera d’arte, cosa dire…. non si può dire male, per la sua distintività e buona creanza. Assenti le gallerie europee, quelle americane e dell’estasiatico, rimangono le italiane, che hanno fatto il loro dovere, sia quelle storiche, Tornabuoni, De NIsi, Cinquantasei, che hanno portato Boetti, Schifano, Perilli, Castellani, Crippa, Bonalumi, Gastel, Mambor, sia quelle “giovani” che hanno fatto del loro meglio e più non potevano fare.
Rispetto all’edizione dell’anno scorso, una stasi, che si può leggere, anche, come un leggero arretramento, ma visto i tempi che corrono ci può stare. Dire che è quello che serve a Roma, per la sua storia artistica e per il suo novecento, no, non si può dire; bisogna poter fare di più, avere di più, altrimenti si rischia la marginalità, l’inessenzialità. Richiamare a Roma molti dei grandi protagonisti, assenti non giustificati, oppure si; assente tutta la cronaca di cui si parla, in favore di “altro”, che pure non demerita. Dato un voto, comunque, positivo agli organizzatori, resta un senso di vuoto di organicità e di personalità; niente Corrente, niente Novecento Italiano, niente Scipione, Mafai, niente Guttuso, Vespignani, Attardi, ma niente Gallo, Dessì, niente Transavanguardia, niente Arte Colta. Mi si dirà che una fiera non è un museo di ieri o di oggi.
Eppure…
KLESSIDRA | A CURA DI FRANCESCO GALLO MAZZEO