Quando la ricchezza, il benessere, si affermano e possono fare leva su un sottostrato culturale, profondo e fertile, non passa tempo che trasformano la quantità, in qualità, prima assorbendo, per imitazione, quello che altri hanno fatto e poi producendo del proprio. E’ questa la storia delle classi ottimate, nate da economia (che possiede cultura implicita) e tramutate in consapevolezza, in stile. Esempi di questo genere, ci vengono da tanti momenti, che chiamiamo Ellenismo, Classicismo, Barocco, Modernismo…, tutti differenti tra di loro, ma con un comune denominatore , il bello in piccolo e in grande; dall’oggetto alla casa, dal giardino alla città ed ora all’abbigliamento alla persona, a quella che abbiamo, di nuovo, cominciato a chiamare, qualità della vita. Nel nostro quotidiano, i segni del benessere, diventato stile, si chiamano in tanti modi e tanti nomi. Agnelli, Panza di Biumo, Ottolenghi, Magnani, Prada, Fendi, Lia, Feierabend, Golinelli e tanti altri a cui rendere merito…
Qui tocca a Brunello Cucinelli, signore umbro del cachemere, che allarga l’orizzonte, dal borgo al limitrofo bosco (detto la Cima) con alberi secolari e pietre gigantesche, su cui incidere frasi di grandi pensatori, perché il bene del lavoro, della ricreazione, si possa conciliare con l’educazione spirituale, che vuol dire coltivare il senso dell’integralità, senza di cui non c’è che differenza e accumulo di diseguaglianza; e non si può avere un vero saper fare, se non c’è un armonia dentro le persone. Il bosco della spiritualità e il Borgo dell’anima sono una utopia, difficilmente raggiungibile… E se, anche, così fosse?! Questo rimane il senso dell’arte, della poesia, che non può prodursi e riprodursi nella distruzione (urbana…, amazzonica…, polare…), per cui bisogna custodire e abbellire quei luoghi che hanno ispirato le nostre e le altrui vite. Che non sono biologie, solo, ma biografie.
KLESSIDRA | A CURA DI FRANCESCO GALLO MAZZEO