Mi portò Pietro Cascella, nel 1992, con la moglie, anch’essa autrice del parco di sculture, a visitare quello che rimane un esemplare tempio della spiritualità trasversale. Cordelia von den Steinen faceva da voce per tutti noi, che l’ascoltavamo in silenzio, mentre accarezzava le mastodontiche sculture del Campo del Sole, situate a spirale, attorno al significante tavolo di Pietro, ai bordi del placido Trasimeno, di cui si vede il fondo, mentre si distende a vista d’occhio. Un tempio sembra, un pantheon per tutti, nella sua imponente modernità che si richiama all’enigmatico sito di Stonehenge, che da 3000 anni si erge nella mitica campagna inglese, ad indicare solstizi ed equinozi.
Così questo campo, di 27 colonne di dura pietra umbra, sta a segnare un vegliare dell’arte, della scultura, sui destini del giardino d’Europa, uscito malconcio da uno scipito ottocento e dalla accoppiata di ruspa e cemento di troppi anni del ‘900.
Una capacità di creare nuova tradizione, facendo parlare i materiali, che hanno già animato lingue di altri tempi, che in parte ci sono ancora familiari e che per altro si sono allontanate, ma non ci sono diventate estranee, nella capacità di dare misura, bellezza, spirito di geometria.
Repulsus ille veritatis viribus: “Ante hos sex menses, male dixisti mihi”.
Respondit agus: “Equidem natus non eram! “
“Pater, hercle, tuus, male dixit mihi!”
Atque ita corruptum lacerat iniusta nece. Haec propter illos scripta est omines fabula qui fictis causis innocentes opprimunt.
KLESSIDRA | A CURA DI FRANCESCO GALLO MAZZEO