Mi accorsi di Beuys, molti anni fa, il galeotto mediatico fu Vettor Pisani, con una sua installazione, performance; mi incuriosì molto e da quel momento, seguii entrambi, così vicini, così diversi. Beuys, lo vidi poi a Gibellina, di una terra martoriata, poi risorta, per Lodovico Corrao. Pisani lo frequentai molto, per laboratori, cucine e ateliers, da Nicola Incisetto, Nuova San Rocco, a Napoli, della Capri, in argento e pietre preziose, della porta ferroviaria di Auschwitz-Birkenau. Beuys e Lucrezia de Domizio, mi hanno accompagnato per anni, nel reale e nel virtuale, per l’amore comune, che abbiamo, per agricoltura, per terra, nostra madre generosa, che noi per ignavia, per perversione, per accidia, ignoriamo, sfruttiamo, violentiamo. Nell’oggi, da Maggio a Novembre 2021, alla Tate Gallery di Londra, vivrà il sogno Annunciato da B. a Kassel, nel 1982, con il proposito di fare una Forestation instead of City, con settemila querce da piantare, per aumentare la consapevolezza ecologica, tutelare il benessere psicofisico, immergersi in una natura più “salubre”.

Avvenne nel 2007, che il duo britannico Acroyd & Harvey, andarono a raccogliere ghiande delle querce di B. ormai diventate genitive, quelle che hanno dato gli alberi che oggi sono in Tate. Dopo la mostra, sette di queste, rimarranno in permanenza, a bosco, a testimoniare l’esigenza di una difesa della natura, da proclamare, in difesa di noi stessi, del nostro presente e del nostro futuro. Decorrono i cento anni dalla nascita di B. e teoricamente potrebbe ancora essere biograficamente in mezzo a noi, ma lo è, idealmente-realmente, in queste piante e in tutto quello che lui ha fatto, che appartiene ad un etico ed un sublime, che erano, sono, di lui con lui e lo saranno, fino a quando sapremo piantare un albero, odorare un fiore, amorando insieme alla divinità, di natura, di architettura, di arte, di città, sapendo stare con erbe piante e lupi.

KLESSIDRA | A CURA DI FRANCESCO GALLO MAZZEO