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Klessidra | Cini. Boeri. Ori. Colati.

Avrebbe compiuto, ora, i suoi cento anni, ma ha preferito andarsene a novantasei. Con la grazia, lo stile, l’eleganza, di sempre. Cini Boeri, con
l’abitudine, tutta milanese e lombarda, di darsi un nomignolo per nome, a posto del suo Maria Cristina, che pure non è male. Con questo nome e cognome da apostata, è diventata una icona. Cini Boeri. L’ho conosciuta e incontrata durante gli anni ottanta e novanta, quando il suo incanto era ad un massimo della sua espressione, capace di dare spessore alla labilità e rendere in grazia ogni strutturalità.

Klessidra | Richard Serra. Ciclopico. Poetico.

Pensare grande è una forma del pensare che richiede una visione del mondo, audace, esplorativa, nomade, capace di superarle, le linee dell’orizzonte naturale e prescriverne altre. Altre che sono forma del labirinto, dell’avvolgimento, in una veste che ricorda l’ermo colle di Leopardi, in una spettacolarità severa, che non lascia nulla alla fantasia dell’altro, perché la comprende. Stiamo parlando di Richard Serra, uno dei titani del nostro tempo (1938 – 2024)

Klessidra. Icona/Idola. Antico/Moderno

Lo spunto corposo mi viene da Bruno Ceccobelli. Il titolo del suo intervento (gennaio 2024 su Arts Life). “Quando l’arte diventa idolatria”. Un frammento metodologico che non esito a definire essenziale, nella sua spiritualità e nella sua antropologia, perché ridefinisce molti criteri divenuti automatici, nella storia e nella storiografia della nostra modernità avanzata. E con essa, intendo tutta la vicenda umana che, nella misura in cui desta interessamento e innamoramento, diventa nostra “prossima”, contemporaneità e non definizione di una modernità più vicina a noi,

Klessidra | One. Listone. Architettura. Design.

Lo spazio urbano, così come si va determinando sempre più, disordinato, nel proliferare, a tutta macchia, senza accenni di confini, del paesaggio antropizzato e di quello naturale, con città debordanti in megalopoli e in panopoli, nel clima frenetico della consumazione, bulimica, di uso, abuso, degrado, sta diventando una immagine multifocale, dove tutto, il tutto stabilisce un rapporto col niente e ciò che non diventa casa (sempre più) ma anche nel senso complessivo di edificio civile e umano, ufficio, scuola, ospedale, cioè di tutto quello che si frappone tra la vita e la morte, per ora degli individui e un giorno