“Copy” è il risultato di Midjourney più ChatGPT, come dire futuribili condite con istruzioni umane (per ora), che danno il via, l’imput iniziale e poi fanno il ritocco artificiale. Con dei paradossi. Infatti, “se si chiede ai due sistemi integrati, di realizzare una collezione di moda, collocata nel vicino 2022 (l’intervista dell’ideatore, direttore, realizzatore, Carl Alex Wahlstrom, è dell’agosto ’23), l’AI (Intelligenza artificiale in Inglese) non sa cosa fare”. Come dire un caso prevedibile e risolvibile di presbiopia. Mentre ci sono molti più elementi, in rete, per rielaborare riferimenti alla moda fashion, degli anni ottanta novanta. Così su “Vogue”.
“Copy” è una rivista originale, nel senso che in essa non ci sono riproduzioni, come avviene in tutte le pubblicazioni di moda. Si tratta di un originale simbolico, nel senso che è una cosa e anche l’altra e tiene in sé una “contraddizione” strutturale; non vuole farlo, ma potrebbe fare da modello, per riscritture e rivisitazioni, ma il suo fine è un altro, vuole, pudicamente, fare emergere le potenzialità sinergiche, dell’interazione tra inventività umana e intelligenza artificiale.

Bisogna riconoscere, che tutto quanto avviene è fondato dal cervello umano, che poi il software Midjourney elabora e poi ritorna il cervello umano e ritocca; per cui l’intelligenza artificiale sì, ma affiancata ancora da tanta artigianalità, in questo caso, editoriale. Evidentemente, siamo ai preliminari dei preliminari, quando è ancora necessario, in un bel malloppo fatto di 333 pagine (…insomma, un libro) e tutto può essere virtuale, partorito artificialmente, seppure condito da ironia (?) provocazione (?) interrogazione (?) in veste registica. Morale. La strada è segnata e navigare necesse est. Ma dobbiamo fare in modo che nulla ci sfugga di mano e teoricamente lo possiamo fare sempre. Quella di questo oggi, non è una vittoria del temuto post umano e non è nemmeno una profezia, ma una dimostrazione di potenzialità, per così dire, del design, inteso come metafisica del reale, di essere vocabolario, che in futuro, potrà crescere a dismisura, facendo crescere anche la nostra umanità, molto di più, non di meno.

Un di più, che non potrà mai sopravanzare l’immaginazione umana (che è autrice di tutto e sempre lo sarà) che ha saputo confrontarsi con la complessità e sfida, l’imprevedibile, l’eterogeneo, l’irregolare.
Certamente, tutto sta cambiando con rapidità (ma, abbiamo appena ingranato la prima marcia) e il modo è sempre più eclatante, che ci richiederà, modelli linguistici rivoluzionari e apriremo gli occhi su pigreco, su serie Fibonacci, su meccanica quantistica e spaziotempo; ma nessuna nostra invenzione potrà superarci e renderemo tutto dicibile e immaginabile; un dicibile e immaginabile
sempre umano, ma di una umanità che, per dirla con Bergson, è svolgimento di evoluzione creatrice, capace di utilizzare gli imput del virtuale, dell’invisibile, dell’istantaneo, oltre che la maniera manuale, leonardesca di oggi. D’altra parte, se Leonardo fosse qui con noi, ci direbbe di proiettarci nel micro macro.

KLESSIDRA | A CURA DI FRANCESCO GALLO MAZZEO